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In Casentino => La Piazza => Topic aperto da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:32:48

Titolo: La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:32:48
Parlando alla grigliata degli animaletti che circondano casa mia è venuto fuori che non siamo molto consapevoli di chi o cosa ci circonda, i nostri boschi sono popolati da animali meravigliosi e oltre all’aspetto culinario che queste bestie si portano dietro credo che non sarebbe sbagliato pensare ad un turismo naturalistico

» Aquila chrysaetos
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/8.jpg)
Aquila chrysaetos
Aquila reale
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Rapace diurno di grosse dimensioni, considerato il Signore delle vette. Ha un corpo armonioso, con testa sporgente e coda ampia e lunga. La livrea degli adulti è uniformemente brunastra, caratterizzata da piume bronzo-dorate poste sopra il collo ed il capo. Gli esemplari giovani si riconoscono grazie a delle macchie chiare poste sulle ali e alla coda bianca, alla cui estremità è presente una banda nerastra.

Habitat
Predilige l'alta montagna, in particolare praterie e pascoli d'alta quota popolati da camosci, caprioli, marmotte e lepri; tuttavia colonizza anche zone boscose di montagna, purché siano presenti pareti adatte alla nidificazione, ricche di anfratti, e zone aperte dove cacciare. La sua presenza è omogenea nelle Alpi e frammentaria lungo l'Arco Appenninico. All'interno del Parco l'unico sito riproduttivo che si conosce è posto sul versante romagnolo.

Comportamento
Specie territoriale, vive in coppie e nidifica in corrispondenza di pareti di roccia inaccessibile e più raramente sugli alberi. Costruisce nidi voluminosi e piuttosto grossolani utilizzando frammenti di rami, covi che vengono adoperati per più anni consecutivi. Tra aprile e marzo la femmina depone generalmente 2 uova biancastre che si schiudono dopo circa 45 giorni; i piccoli vengono accuditi da entrambi i genitori fino a quando non lasceranno il nido. La caccia avviene in modo singolare: una volta avvistata la preda, l'aquila si precipita su di essa uccidendola con i suoi potenti artigli. Grazie alla potenza delle proprie ali riesce a sollevare le vittime che pesano anche 5 o 6 chili, trasportandole in luoghi più sicuri per mangiare. Per controllare e perlustrare il proprio territorio, rimanendo sospesa nel cielo, sfrutta le correnti aeree ascensionali che si formano nelle ore più calde. [/spoiler]

» Austropotamobius pallipes
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/15.jpg)
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Austropotamobius pallipes
Gambero di fiume

Crostaceo di acqua dolce di piccole dimensioni, dato che supera raramente i 12 cm di lunghezza ed i 90 g di peso. Il dorso ed i fianchi assumono tonalità verdastre mentre ventre e arti tendono al bianco. Il corpo è ricoperto da una cuticola chitinosa e suddiviso in tre parti: testa, torace ed addome. La testa porta due paia di antenne che fungono da organi di senso e dei pezzi boccali con funzione masticatoria e triturante; al torace sono connesse le appendici atte alla locomozione ed al nuoto di cui il primo paio assume l'aspetto di una chela ben sviluppata, utilizzata per la cattura delle prede, per la difesa e nell'accoppiamento e l'addome è composto da segmenti mobili ed alla sua estremità è presente un'appendice piatta adoperata per spingere l'animale all'indietro. I maschi si distinguono dalle femmine per le maggiori dimensioni corporee, le chele più sviluppate e le prime due appendici dell'addome trasformate in organi sessuali che, all'atto dell'accoppiamento, si uniscono a formare un unico organo riproduttore.

Habitat
Popolano acque dolci, prediligendo i fiumi e torrenti dove vi è una corrente continua e l'acqua è limpida. Predilige i fondali coperti da ciottoli o limo e le aree in cui è presente una ricca vegetazione acquatica. È alquanto esigente in merito al contenuto in ossigeno, che deve essere piuttosto elevato, e alla temperatura, che non deve superare i 23°C.

Comportamento
Animale solitario e territoriale, tanto operoso di notte durante la quale va a caccia, quanto pigro di giorno quando trascorre gran parte delle ore nascosto sotto i sassi, negli anfratti rocciosi e tra banchi di macrofite. Onnivoro, si nutre sia di materia animale o vegetale in decomposizione, sia di molluschi, insetti, larve e piccoli pesci. I sessi sono separati e l'accoppiamento, che avviene durante i mesi autunnali, è preceduto da un corteggiamento piuttosto violento durante il quale il maschio cerca di rovesciare la femmina con le grosse chele; durante questo rituale la femmina viene spesso ferita o addirittura uccisa. Dalle uova fecondate, circa 200 per esemplare, si sviluppa una larva che rimane attaccata alla femmina fino al suo completo sviluppo. Nel primo anno di vita il giovane gambero, continuerà a crescere in dimensioni, effettuando dalle 5 alle 6 mute, liberandosi del vecchio esoscheletro e rivestendosi di uno nuovo da lui formato; raggiunta l'età adulta, compirà al massimo una muta all'anno. Durante la muta e in giovane età, essi sono facile preda di Salmonidi ed anguille, mentre, quando sono protetti dal loro robusto esoscheletro, vengono predati solo da ratti e arvicole acquatiche. [/spoiler]

» Bombina pachypus

(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/9.jpg)

Bombina pachypus
Ululone dal ventre giallo
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Rospo di piccola taglia, in cui la femmina è generalmente di taglia superiore ai maschi. Il dorso assume colorazioni grigio-marrognole mentre le parti inferiori assumono toni cangianti tra il giallo e l'arancione. I maschi si differenziano dalle femmine anche per la presenza di protuberanze brunastre poste sulla parte inferiore dell'avambraccio. Caratteri distintivi di questa specie, rispetto a tutti gli altri anuri, sono la forma a cuore della pupilla e la colorazione accentuata del ventre.

Habitat
Si trova prevalentemente in corrispondenza di luoghi umidi, posti sia nelle vicinanze di stagni, acquitrini e fonti dove l'acqua è presente tutto l'anno, che nelle zone dove si formano effimeri ristagni d'acqua, purchè entrambi i posti siano scarsamente vegetati. Nel parco la sua presenza è tutt'altro che sporadica; lo si può trovare nella fascia altitudinale compresa tra i 400 e i 1000 metri e in particolare tra i 700 e i 900 m. Fuori i confini del Parco, in particolare nell'Appennino centro-settentrionale la sua presenza è scarsa, tanto da considerarla una specie in via di estinzione.

Comportamento
Anfibio gregario e diurno, si riproduce ovunque vi sia un piccolo ristagno d'acqua, anche se effimero. Le femmine arrivano a depositare fino a 100 uova in un anno, le quali vengono rilasciate su sassi, alghe e ramoscelli. Si risveglia dalla latenza invernale tra marzo ed aprile e rimane operoso fino ad ottobre, deponendo le uova nel mese di maggio. La durata dello sviluppo larvale, la quale è influenzata dall'andamento della temperatura e dall'altitudine del sito di crescita, si aggira intorno ai 40-60 giorni. Si difende dai predatori mimetizzandosi perfettamente con il fondale delle pozze d'acqua, oltre ad emettere sostanze irritanti che suggeriscono la sua inappetibilità. [/spoiler]

Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:34:18
» Bubo bubo
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/21.jpg)
Bubo bubo
Gufo reale

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È il più grande dei gufi europei, addirittura di statura doppia rispetto al Gufo comune oltre ad essere il più potente dei rapaci notturni. Caratteristici sono i grandi occhi rosso arancio racchiusi in un disco facciale ampio ed incompleto ed il piumaggio bruno-rossastro, caratterizzato da fitte striature e macchie nerastre. Altro elemento proprio del gufo reale sono i due ciuffi di penne erettili sopra gli orecchi. Sia le zampe che le dita sono piumate; il becco e le unghie sono nere. La femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio.

Habitat
Predilige la fascia collinare e le zone montane boscose ed in particolare quella in cui sono presenti pareti rocciose e dirupi, ambienti essenziali per la nidificazione e aree molto vaste e scarsamente boscate, adatte alla caccia. La sua presenza è oggi discontinua sia nelle Alpi che nell'Appennino; infatti la presenza di questo uccello è in forte regresso, tanto che si contano solo poche coppie isolate. La distribuzione all'interno del Parco è molto limitata: la sua presenza è registrata in soli due siti del versante romagnolo, mentre in quello toscano è assente.

Comportamento
Nidifica nei primi mesi dell'anno, in genere tra marzo e aprile, deponendo le uova, al massimo fino a 5, entro cavità di grossi alberi o nei fori delle rocce o muraglie e raramente in buche del terreno. Talvolta non disdegna i nidi abbandonati da altri uccelli senza preoccuparsi di riadattarli. Cacciano al tramonto e all'alba, in particolare piccoli mammiferi ed uccellini, mentre durante il giorno rimane nascosto tenendo le penne aderenti al corpo e i ciuffi degli orecchi abbassati. Si nutre di grosse prede quali lepri, conigli, galli cedroni, anatre, pernici, oche, arrecando gravi danni tra i volatili domestici. Come anche altri rapaci notturni, il gufo reale ingoia le prede intere, e nel caso che queste siano troppo grandi le dilania con il becco. Ciò che non riesce ad assimilare, come pelle, piume, peli, ossa, viene rigettato sotto forma di piccoli gomitoli, detti borre, che è possibile trovare a terra durante le escursioni nei boschi. [/spoiler]

» Canis lupus italicus
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/5.jpg)
Canis lupus italicus
Lupo appenninico

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Morfologia
Corpo slanciato con arti lunghi e dritti; testa massiccia, con canna nasale lunga, orecchie brevi e triangolari, collo corto e robusto. Il mantello tende al grigio nel periodo invernale e al rossiccio in estate, mentre il dorso ha una colorazione più scura. Caratteristiche sono la mascherina bianca che dalla punta del muso si estende fino alle guance e alla gola, il “collare” di pelo più folto e scuro e le zampe fulvo chiaro, delle quali le anteriori presentano una lunga stria nera longitudinale.

Habitat
Gli ambienti più frequentati sono quelli appenninici oltre i 500 m di quota, caratterizzati da una estesa copertura forestale e da una discreta variabilità ambientale. L’habitat occupato oggi dal Lupo, animale ad ampia valenza ecologica, può essere definito di ripiego, a fronte di secoli di persecuzioni antropiche che hanno relegato la specie nei territori più impervi. Le caratteristiche ecologiche del territorio del Parco Nazionale, quindi, ben si prestano alla sua presenza. Il nucleo che vi si è insediato, di grandi dimensioni e stabile da anni, è uno dei più importanti dell'Italia centro–settentrionale sia per quanto riguarda l’espansione dell’areale della specie verso nord, sia per il ruolo di connessione tra la sub-popolazione alpina e quelle centro–meridionali.
Biologia
Specie gregaria caratterizzata da un'organizzazione sociale di branco, i cui componenti appartengono solitamente a un medesimo nucleo familiare. All'interno del branco si riproducono esclusivamente gli individui dominanti, che formano la coppia alfa, mentre gli altri membri cooperano alla crescita dei cuccioli. La riproduzione avviene in febbraio e i cuccioli nascono verso maggio–giugno all’ interno di tane scavate nel terreno o in cavità di alberi morti. I lupi collaborano anche nella caccia, soprattutto delle prede di grosse dimensioni, come gli ungulati maggiori. La dieta è arricchita anche da prede più piccole, come lepri e piccoli mammiferi in genere, insetti, vegetali, carcasse.

Lupi nel Parco
La popolazione di Lupo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è stata stimata in circa 40 esemplari, suddivisi in 5 – 7 branchi distribuiti su tutto il suo territorio. Nonostante casi di bracconaggio, il nucleo sembra mantenersi stabile ormai da diversi anni, come rilevato dall’attività di monitoraggio svolta dal Corpo Forestale dello Stato coordinato dall'Ente Parco e dall'I.S.P.R.A. mediante genetica non invasiva e wolf-howling. La disponibilità più che abbondante di prede quali cinghiali, caprioli, cervi e daini è sicuramente uno dei fattori che favoriscono la presenza della specie, insieme alla vastissima copertura forestale. A differenza di quanto accade in altre realtà appenniniche, i danni alle attività zootecniche sono invece esigui e per lo più a carico di vitelli molto giovani e allevati allo stato brado. [/spoiler]

» Capreolus capreolus
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/23.jpg)

Capreolus capreolus
Capriolo

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Ungulato di piccole dimensioni, dal corpo agile e armonioso e dalla coda pressoché inesistente. Gli adulti sono riconoscibili per il vistoso specchio anale chiaro che contrasta notevolmente con il mantello (marrone d'estate e grigio-bruno d'inverno), mentre le macchie della livrea (la quale diventa uniforme dopo i primi mesi di vita) individuano i giovani esemplari. I due sessi si distinguono attraverso il palco, trofeo esclusivo dei maschi, e per il ciuffo di peli bianchi posti sotto la vulva che conferiscono la forma a cuore allo specchio anale. Le corna hanno un anello basale ingrossato e rugoso, raggiungono il massimo sviluppo a maggio e cadono nel primo inverno.

Habitat
Presente in Italia su tutto l'Arco Alpino e lungo la dorsale Appenninica, predilige gli ambienti di transizione ovvero i territori costituiti da diverse tipologie ambientali, con alternanza di boschi misti, arbusteti, prati e pascoli. Nell'Appennino si distribuisce nella fascia submontana in particolare nelle aree occupate da querceti e boschi misti caducifogli.

Comportamento
Specie gregaria nella stagione invernale e solitaria durante il resto dell'anno. Conduce per lo più vita notturna, trascorrendo la maggior parte della giornata nascosti tra la fitta vegetazione, dalla quale escono al crepuscolo per alimentarsi. Data la limitata capienza stomacale è costretto ad ingerire ridotte quantità di cibo che devono però essere altamente nutrienti. Si ciba di germogli e giovani foglie, e durante l'autunno la dieta si arricchisce di castagne, faggiole e ghiande. La stagione degli amori va da luglio ad agosto, periodo durante il quale i maschi scortecciano gli alberi fino a portare alla luce il legno sottostante in segno di dominanza. I cuccioli nascono invece all'inizio dell'estate e sono comuni i parti gemellari. [/spoiler]
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:34:51
» Cervus elaphus
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/6.jpg)
Cervus elaphus
Cervo

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Cervide italiano di maggiori dimensioni, il cui sviluppo è legato alle proprietà ambientali del territorio che lo ospita e quindi può variare da popolazione a popolazione. I maschi sono morfologicamente molto diversi dalle femmine, infatti i primi sono di dimensioni sensibilmente maggiori. Il mantello assume tonalità differenti a seconda del periodo dell'anno e dell'età: grigio brunastro durante i mesi invernali tra novembre e marzo e rossiccio nei restanti mesi; il fenomeno della muta si verifica infatti tra settembre-ottobre e aprile-maggio. La forma e lo sviluppo dei palchi dipendono da numerosi fattori; il trofeo è rivestito da un'epidermide riccamente vascolarizzata e innervata chiamata velluto.

Habitat
Predilige zone boscose ampie, che possano offrire riparo, specialmente se intervallate da ampie radure con un folto strato arbustivo dove andare a cibarsi. All'interno del Parco, dove è presente una fitta copertura boscosa, i branchi sono generalmente composti da 2-4 individui, numero che aumenta durante l'inverno a seguito della concentrazione delle disponibilità alimentari in determinati territori. L'altitudine sembra non influire sulla sua distribuzione. Durante l'ultimo censimento si è verificato un progressivo aumento del numero di individui in entrambi i settori; nel solo Appennino tosco-romagnolo sono stati individurati ben 2677 esemplari.

Comportamento
Specie gregaria in cui i gruppi sono composti da una femmina adulta e due generazioni di cuccioli. Più gruppi familiari possono unirsi e formare branchi di dimensioni superiori dove "domina" la femmina più anziana. I maschi si uniscono alle femmine solo durante il periodo di riproduzione e quindi nei mesi tra settembre-ottobre. Oltre ad essere una specie gregaria il cervo è anche poligamo, quindi vi è un'elevata competizione tra i maschi per la conquista dell'harem; per conquistarlo attuano una serie di comportamenti quali la marcatura del territorio con l'urina, il combattimento e l'intimidazione degli altri esemplari con bramiti terribili. I piccoli nascono intorno a maggio-giugno, dopo una gestazione di circa 230-240 giorni. Ogni giorno ingurgita fino a 14,5 Kg di foglie, rametti e frutti e durante l'inverno la dieta viene arricchita con corteccia di alberi, quando non c'è altro cibo. [/spoiler]

» Dama dama
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/24.jpg)
Dama dama
Daino

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Ungulato di dimensione variabile ma con corpo snello che conferisce all'animale una elevata agilità. Il collo è piuttosto sottile e gli arti abbastanza brevi e sottili. Il mantello, di colore rossiccio, è maculato durante la stagione estiva, macchie che poi spariscono durante quella invernale, per lasciare una livrea uniforme ad eccezione di una striscia brunastra che decorre sul dorso fino alla coda. I palchi, portati solo dai maschi adulti sono appiattiti e larghi in corrispondenza della punta, carattere che in alcuni casi può essere poco evidente. Le corna sviluppano dopo il primo anno di età, vengono perse in primavera per poi rigenerarsi in estate.

Habitat
Predilige climi temperati dove siano presenti boschi di latifoglie e conifere alternati ad ampie zone di pascolo e radure. Una costante disponibilità di acqua è gradita ma non indispensabile. All'interno del Parco si è assistito ad uno spopolamento della fascia forestale prossima ai crinali (Lama-Campigna) e ad un incremento numerico verso la fascia alto-collinare dove la sua presenza appare consistente e geograficamente consolidata.

Comportamento
Specie gregaria dove femmine e cuccioli vivono separatamente dai maschi i quali, in autunno, con l'approssimarsi della stagione riproduttiva, si spostano per occupare le arene degli amori. In quel periodo i maschi tendono ad assumere comportamenti aggressivi emettono suoni simili a latrati e grugniti al fine di attirare le femmine. La gravidanza dura circa 8 mesi, periodo che può aumentare in caso di condizioni ambientali avverse o carenza di cibo. Ogni femmina partorisce un solo piccolo, e raramente si verificano parti gemellari. La nascita avviene tra maggio e luglio e l'allattamento dura dai 4 ai 5 mesi. Specie erbivora, si nutre brucando alberi ed arbusti durante la stagione estiva e faggiole e ghiande durante quella autunnale ed invernale. [/spoiler]

» Falco peregrinus
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/20.jpg)
Falco peregrinus
Falco Pellegrino

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Uccello maestoso dal corpo affusolato, con ali lunghe ed appuntite, coda corta e lunghi artigli perfettamente affilati. Il piumaggio nei due sessi è del tutto simile; si distinguono per le dimensioni che sono maggiori nella femmina. Le porzioni superiori assumono tonalità nero-brune mentre quelle inferiori biancastre, con barratura nera sul petto, più o meno accentuata. I mustacchi sono lunghi e della medesima tinta del capo. La gola e ed il petto sono invece bianco avorio; quest'ultimo è leggermente macchiettato. Gli esemplari giovani sono riconoscibili per il capo rosso, macchiato di bianco sporco.

Habitat
Ambienti aperti con emergenze rocciose. Anche falesie. Fino ai 1500 m. nel Centroeuropea. In Italia nidifica frammentariamente lungo l'Arco Alpino e in tutto l'Appennino mentre è assente nelle zone costiere dell'Adriatico e in pianura. Si assiste ad un incremento della popolazione di questo uccello, imputabile ad una riduzione dei fatto a rischio. All'interno del Parco la sua individuazione è ristretta a soli due siti del versante Romagnolo; è accertata la presenza di un coppia nidificante nell'Alta valle del Bidente, nei pressi di Ridracoli.

Comportamento
Sedentario, nidifica fra le rocce occupando spesso i rifugi di altri uccelli della sua taglia. Depone 3-4 uova color ruggine, tra la fine di febbraio ed i primi di aprile, uova che vengono covate per 29-32 giorni da entrambi i genitori. I giovani diventano indipendenti dopo circa 80 giorni dalla schiusa delle uova. Si ciba di uccelli e occasionalmente di piccoli Mammiferi terrestri, pipistrelli e Insetti; caccia abbattendosi con picchiate rapidissime sulla preda, afferrandola in volo grazie agli artigli che offrono una presa infallibile. Il volo è potente e veloce anche se non maestoso come quello dell'Aquila. Il grido è vario e piuttosto chiassoso dato che emette richiami acuti, schiocchi e pigolii prolungati. [/spoiler]
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:35:24
» Picoides major
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/22.jpg)
Picoides major
Picchio rosso Maggiore
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Paragonato al Picchio Verde è più piccolo, ha il dorso nero,con grandi spalline bianche ed il becco ridotto e meno potente. La colorazione rossa del piumaggio è in realtà limitata al basso ventre e, solo nel maschio, ad una piccola porzione della nuca. Nella parte inferiore la livrea è invece bianco sporco. Battendo rapidamente il becco sui rami emette, come manifestazione territoriale, il classico tambureggiamento che può essere ascoltato a grandi distanze e che può essere valore distintivo.

Habitat
Specie strettamente forestale si distribuisce omogeneamente in quasi tutto il territorio nazionale in particolare dalla fascia collinare a quella montana. Uno dei nuclei più consistenti in termini di abbondanza si trova all'interno del Parco dove la grande naturalità dei boschi, la presenza di alberi di grandi dimensioni e la rilevante presenza di fusti marcescenti soddisfa perfettamente le esigenze ecologiche della specie. Lungo il gradiente altitudinale l'abbondanza segue progressivamente l'aumentare delle quote raggiungendo valori massimi tra i 500 e i 1800 metri di quota. Predilige indistintamente boschi di conifere che di latifoglie.

Comportamento
Uccello solitario, sedentario ed erratici durante il periodo invernale. Si nutre di Insetti del legno, di Formiche, larve, Ragni che cattura percuotendo il tronco; occasionalmente si nutre di semi e di uova. Caratteristiche sono le parate nuziali che vedono i coniugi corteggiarsi ricorrendosi in lunghe spirali lungo i tronchi ed i rami grossi. Tra maggio e giugno depone solitamente 4 6 uova o all'interno di nidi scavati a circa 3-8 metri dal suolo senza prima costruire dei giacigli. L'incubazione effettuata in particolare dalla femmina dura dai 13 ai 15 giorni; una volta nati, i piccoli rimangono nel nido per circa 3 settimane. [/spoiler]

» Potamon fluviatile
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/16.jpg)
Potamon fluviatile
Granchio di fiume

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Crostaceo di grandi dimensioni appartenente alla famiglia dei Potamidi. Il carapace, di forma quadrangolare e di colore arancio scuro, è piuttosto ampio; il primo paio di appendici termina con una massiccia chela mentre le appendici successive sono robuste e presentano alcune serie longitudinali di spinule. Nelle femmine l'addome è oviforme e ricopre quasi completamente lo sterno; inoltre 4 segmenti addominali sono provvisti di pleopodi molto sviluppati e coperti di setole, sulle quali sono attaccate le uova. Nei maschi l'addome è invece di forma triangolare, molto più stretto di quello delle femmine, e soltanto due segmenti addominali sono provvisti di pleopodi.

Habitat
Colonizza sia acque stagnanti, che ruscelli e fiumi purché l'acqua sia calma o moderatamente corrente. Predilige i corsi d'acqua poco profondi e le cui sponde siano riccamente colonizzate da vegetazione ripariale che garantisce la sopravvivenza del crostaceo anche in caso di siccità mantenendo alto il valore dell'umidità dell'aria e del substrato. Riesce comunque a sopravvivere anche in zone con scarsa copertura vegetale a patto che sia presente una discreta quantità d'acqua durante tutto l'anno.

Comportamento
Trascorre buona parte delle ore diurne in tane scavate nella terra umida, sotto sassi e radici in prossimità delle rive, dalle quali esce la sera per cacciare cibo sia dentro che fuori dall'acqua. Onnivoro, si ciba di ogni sorta di animale vivo o morto, oltre a sostanze vegetali, lombrichi e chiocciole. Il periodo dell'accoppiamento va da maggio ad ottobre ed avviene in acqua. Tra luglio e ottobre le femmine incubano circa 200 uova trattenendole con i pleopodi addominali fino alla schiusa. I piccoli, completamente formati, rimangono sotto l'addome della madre per qualche tempo, per poi disperdersi nel fiume. Questa rappresenta la fase più critica della vita del granchio in quanto i piccoli per poter sopravvivere in acqua necessitano un tenore di ossigeno disciolto in acqua più elevato rispetto agli adulti e, date le piccole dimensioni costituiscono una facile preda di innumerevoli animali. Durante tutto il periodo dell'accrescimento dei giovani, ma anche in seguito, i granchi compiono più volte la muta, processo con il quale ad intervalli regolari viene rinnovata la robusta cuticola che costituisce l'esoscheletro. [/spoiler]

» Rosalia alpina
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/17.jpg)
Rosalia alpina
Rosalia

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Famiglia tra le più numerose, appartenenti al grande ordine dei coleotteri e quindi di quel gruppo di insetti che possiedono il primo paio di ali, quelle anteriori, molto duro atto a proteggere le ali posteriori e l'addome (dette elitre). Dal punto di vista ecologico sia gli adulti che le larve si nutrono esclusivamente a spese di piante erbacee e arboree; sono ampiamente diffusi in qualsiasi ambiente delle regioni temperate e calde, dove sia presente almeno una minima copertura vegetale, fondamentale alla loro crescita.

Descrizione
La Rosalia colpisce per la bellezza della sua livrea, tanto da considerarlo uno dei coleotteri più belli della fauna europea. Allo stadio di adulto il corpo misura dagli 1,5 ai 3,8 cm antenne escluse e si presenta sfumato con colori che vanno dall'azzurro al grigio-blu, con tre coppie di macchie nero-vellutate e finemente orlate di bianco, disposte simmetricamente sulle elitre, e delle quali quella centrale risulta la più grande. Le antenne, più lunghe dell'intero corpo, sono costituite da una serie di articoli con la parte prossimale blu e quella apicale scura per la presenza di evidenti setole nere.

Dove incontrarlo
In Italia le sue popolazioni sono localizzate nella fascia montana di tutta la penisola quasi esclusivamente associate ai boschi maturi di Faggio. Le larve si sviluppano scavando gallerie nei vecchi tronchi cariati, spezzati o morti da poco, e il loro sviluppo richiede due o tre anni. Gli adulti si rinvengono in tarda estate, di giorno e sulle piante su cui si sono sviluppati, spesso anche sui tronchi accatastati lungo i margini delle strade forestali. La sua presenza nel Parco è consistente, data la sua costante presenza nelle foreste di Campigna, Lama e nella Riserve Integrale, anche se in altri luoghi è da considerarsi rara e vulnerabile per la esiguità delle popolazioni e per la continua riduzione e distruzione dell'habitat in cui vive.

Curiosità
La Direttiva 92/43/CEE (Direttiva "Habitat") la considera di "interesse comunitario"; in particolare, viene elencata come specie "prioritaria" nell'Allegato II ("specie la cui salvaguardia richiede la designazione di zone speciali di conservazione") e nell'Allegato IV ("specie la cui salvaguardia richiede una protezione rigorosa"). È compresa anche nell'elenco delle specie a rischio nel "Libro rosso" della fauna e della flora minacciate in Italia (Pavan, 1992). Viene elencata, infine, fra le specie da proteggere nella "Lista rossa" dell'Alto Adige (AA.VV., 1994) e nel recente "Libro rosso" della Toscana (Sforzi e Bartolozzi, 2001). [/spoiler]
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:36:16
» Sus scrofa
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/7.jpg)
Sus scrofa
Cinghiale

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Ungulato a forma tipicamente suina con collo massiccio, corpo robusto e zampe posteriori più corte rispetto a quelle anteriori. La testa, lunga ben un terzo di tutta la lunghezza dell'animale, si presenta più affusolata nelle femmine ed il muso, a forma conica, termina con il grifo. Il mantello è coperto da lunghe e rigide setole, di un colore bruno scuro. Nei giovani esemplari la livrea è più chiara e presenta strie longitudinali nerastre. I canini sono a crescita continua e nei maschi possono raggiungere dimensioni notevoli. I due inferiori, utilizzati a scopo difensivo, sono più lunghi ed affilati rispetto a quelli superiori.

Habitat
La loro area di distribuzione è molto ampia grazie all'elevata capacità di adattamento a climi e tipologie ambientali diversificate. Prediligono tuttavia i boschi misti di latifoglie che presentano un ricco sottobosco e suoli morbidi dove possono facilmente grufolare. Fondamentale la presenza di acquitrini o pozze d'acqua per abbeverarsi. In Italia sono diffusi lungo tutta la dorsale appenninica con areale continuo.

Comportamento
Possono condurre sia vita solitaria che gregaria, riunendosi in piccoli gruppi composti da più famiglie, al cui interno i maschi sono separati dalle femmine. Solo durante l'inverno, quando inizia l'accoppiamento, si riuniscono. La condizione sociale di ciascun individuo è funzione dell'età e del sesso, delle dimensioni e della sua aggressività. I cuccioli nascono tra la primavera e l'inizio dell'estate e talvolta rimangono con la madre fino alla nascita della successiva prole. Conducono vita prevalentemente notturna, percorrendo spesso lunghe distanze. Specie onnivora, si ciba sia di vegetali che di animali, con preferenza per i primi. La dieta varia in funzione delle stagioni e del territorio: infatti, in autunno si basa su bulbi e tuberi mentre, d'inverno, su faggiole e ghiande. [/spoiler]

» Vanessa atalanta
(http://www.parcoforestecasentinesi.it/pfc/images/cartella_flora_fauna/18.jpg)
Vanessa atalanta
Vulcano - vanessa

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Famiglia di farfalle diurne piuttosto numerosa e cosmopolita che conta più di settanta specie europee. Alcuni dei caratteri utilizzati per il loro riconoscimento sono: la riduzione delle zampe anteriori, le antenne clavate e gli spettacolari colori che tingono le loro ali.

Descrizione
Farfalla di circa 3 cm, dal colore nero vellutato. La coppia di ali anteriori presenta una serie di macchie bianche, caratteristiche della specie, ed una banda arancione mediana che si ripete lungo il margine di quelle posteriori. Il lato inferiore delle ali è di colore più sbiadito e in quelle posteriori forma una intricata trama mimetica.

Dove incontrarlo
Distribuita in tutto l'Emisfero boreale, non è considerata come specie minacciata ed è facilmente allevabile anche in cattività. Il bruco, spinoso, preferisce annidarsi sulle foglie di ortica che arrotola intorno a se e delle quali si nutre. L'adulto sfarfalla da aprile a ottobre in più generazioni che si susseguono secondo l'altitudine ed e comune su prati fioriti e giardini. Nel Parco è ampiamente diffusa e su tutto il territorio è possibile incontrarla.

Curiosità
È un formidabile volatore che compie spesso migrazioni. In primavera, migliaia di esemplari provenienti dalle aree di riproduzione a nord del Sahara attraversano il Mediterraneo e si distribuiscono in Europa. Qui si riproducono e, poco dopo muoiono. Al sopraggiungere della stagione autunnale, una parte degli individui nati in estate percorre il tragitto inverso a quello dei genitori e si sposta in Africa; i rimanenti svernano come adulti e se riescono a sopravvivere ai rigori della cattiva stagione ricompaiono la primavera successiva. [/spoiler]

» Vipera aspis
(http://www.herp.it/images/Colubridae/ReSeCoNaMaA0005.jpg)
Vipera aspis
Vipera

[spoiler]

Serpente di dimensioni che non superano i 90 cm di lunghezza e con una media intorno ai 60-70 cm. La colorazione della manto varia tra bruno rosso e grigio con bande trasversali sfalsate poste sul dorso di colore bruno nerastre. Le parti finali della coda possono invece assumere colorazioni più evidenti. Vi è poca differenza tra gli esemplari di sesso diverso, anche se i maschi sono generalmente più belli. Gli occhi presentano pupilla verticale la cui dilatazione è funzione dell'intensità luminosa.

Habitat
Rettile particolarmente esigente in fatto di habitat, risentendo in modo pesante della progressiva antropizzazione del territorio. Lo si può incontrare ai margini di zone boscate, pascoli, siepi e zone boscate; si trova anche in corrispondenza di muretti a secco purchè nei dintorni siano presenti aree in cui ripararsi. All'interno del parco lo si trova sul piano collinare fino ai 1200 m di altitudine anche se la maggior parte delle segnalazioni sono concentrate nella fascia compresa tra i 600 e i 900 m di altezza.

Comportamento
Come tutti i rettili anche la vipera deve gestire il proprio calore corporeo con estrema precisione pena la morte dell'esemplare. Per riscaldarsi la vipera sfrutta in primo luogo la temperatura del suolo e in misura inferiore l'irraggiamento solare. Una volta raggiunti i 12-14 gradi l'animale inizia a star male e deve allontanarsi dalla fonte di calore alla quale è esposto trovando poi riparo in zone fresche dove rifugiarsi e cacciare. Al risveglio della latenza invernale gli esemplari di questa specie tendono a riunirsi in corrispondenza di substrati più idonei al riscaldamento corporeo poi, con l'avanzare della stagione primaverile, gli individui si distribuiscono in modo uniforme nel territorio occupando ciascuno una porzione che viene tenacemente difesa. La loro presenza nel territorio è indice di un ambiente diversificati e complesso dove le prede abbondano [/spoiler]

Queste informazioni sono tutte riprese dal sito ufficiale del parco delle foreste Casentinesi http://www.parcoforestecasentinesi.it/ (http://Parco Foreste Casentinesi)
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 18:49:07
adesso cominciamo però con quelli che sono segnalati e non del tutto riconosciuti come abitanti delle nostre foreste et similia

Malmignatta

(http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7a/Latrodectus_tredecimguttatus_female.jpg/220px-Latrodectus_tredecimguttatus_female.jpg)

Latrodectus tredecimguttatus
malmignatta, o vedova nera mediterranea

[spoiler]
La malmignatta, o vedova nera mediterranea, detta anche ragno volterrano (Latrodectus tredecimguttatus Rossi, 1790) è un aracnide del genere Latrodectus (vedove nere) del sottordine Araneomorfi. In Italia è, assieme al Loxosceles rufescens, una delle poche specie italiane il cui morso può rivelarsi molto pericoloso per gli umani. Prende anche il nome di falange volterrana, bottone nell'alto Lazio e a nord di Roma, Arza, Argia o Alza in Sardegna e in Liguria.
È attualmente ritenuta la causa del tarantismo in Italia, per lungo tempo erroneamente attribuito alla Lycosa tarentula.

Distribuzione

È diffuso in tutto il centro e sud Italia tirrenico (Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria) in Puglia e in Sardegna.
Vive in tele molto resistenti e dalla forma irregolare in zone a macchia mediterranea bassa, spesso aride e pietrose, fra sassi e muretti; molto raramente lo si può trovare nelle vicinanze delle case di campagna.
Descrizione

Il corpo, che nella femmina può raggiungere i 15 mm, è contraddistinto dalla presenza di 13 macchie rosse. Questa colorazione, esibita a scopo di avvertimento contro i predatori, rappresenta un chiaro esempio di aposematismo nel mondo animale.
Rapporti con l'uomo

Il morso della femmina, pur se meno pericoloso di quello della cugina americana (la famigerata Vedova nera- Latrodectus mactans), non è doloroso al momento ma successivamente provoca sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talora morte; i casi mortali sono tuttavia veramente molto rari. Si segnalano 4 possibili episodi di morte in seguito ai morsi, due in provincia di Genova, avvenuti nel 1987 e due nell'alto Lazio. Resta ovviamente pericoloso per i bambini perché la quantità di veleno iniettata va proporzionata alla corporatura e per il corpo di un bambino tale quantità può essere letale. In pericolo sono anche gli anziani, e gli adulti che siano indeboliti da malattia al momento del morso, in quanto un soggetto adulto non pienamente sano può non riuscire a salvarsi dagli effetti del veleno che in questi casi può essere letale. Può provocare nei soli soggetti allergici shock anafilattico, come d'altronde molte altre punture di insetti ritenuti praticamente innocui (come ad es. vespidi).
In caso d'incidente, l'unico consiglio, dettato dalla pura razionalità, su cui possiamo fare affidamento è di recarsi il prima possibile al pronto soccorso.

[/spoiler]

Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Latrodectus_tredecimguttatus (http://it.wikipedia.org/wiki/Latrodectus_tredecimguttatus)
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 19:04:30
Geco Tarantola

(http://fabbricatore.interfree.it/rettili/imago/tarentula02.JPG)

[spoiler]E' presente in tutto il bacino del Mediterraneo centro-occidentale, isole comprese. E' possibile trovarlo fino ad un'altitudine di 800 m.

MORFOLOGIA

Il geco comune ha un corpo robusto, appiattito e dall'aspetto grassoccio. Le dita sono slargate e hanno sulla superficie inferiore dei cuscinetti adesivi che sono più larghi vicino alla punta. le unghie non sono presenti su tutte le dita, ma solo sul terzo e quarto dito di ciascuna zampa. Gli occhi sono piuttosto grandi ed hanno la pupilla verticale. Il corpo e la coda sono ricoperti da tubercoli dall'aspetto spinoso. La colorazione del corpo è variabile, in quanto possono rapidamente schiarire o oscurare la loro pelle, ma di solito presenta una colorazione brunastra-grigia con delle bande scure. Il geco comune in caso di necessità può perdere la coda che in seguito ricrescerà anche se, al contrario della vecchia, ha una colorazione più uniforme e non vi sono tubercoli.

DIMENSIONI E DIMORFISMO SESSUALE

Gli adulti possono raggiungere la lunghezza di 16 cm, coda inclusa; ma generalmente sono più corti. Il maschio si distingue dalla femmina per il capo più grande e per la presenza di un rigonfiamento alla base della coda, dove sono localizzati gli emipeni.

CICLO RIPRODUTTIVO
Il periodo riproduttivo coincide con la primavera, generalmente con i mesi di marzo-aprile. In questo periodo i maschi danno vita ad accaniti combattimenti per difendere il proprio territorio. Le femmine depongono in genere due uova, ma talvolta possono deporne soltanto uno. Le uova, le quali hanno il guscio bianco e duro, vengono deposte sotto la corteccia deli alberi, negli anfratti rocciosi, nelle crepe dei muri e si schiudono solo dopo parecchi mesi.

VITA NATURALE

Vive principalmente in luoghi caldi e asciutti ed è possibile vederlo sui muri a secco, costruzioni di vario tipo, pietraie, ecc. Il geco comune trova nelle abitazioni umane condizioni simili o addirittura migliori di quelle del suo habitat naturale: crepe nelle quali riposare o rifugiarsi e abbondanza di insetti, specialmente quando, di notte, questi vengono attratti dalle luci. Sfruttando la sua capacità di aderire alle pareti o ai soffitti, gli è possibile trarre pieno vantaggio da quesi luoghi comunemente utilizzati dagli insetti per riposare. Infatti le superfici inferiori delle dita presentano delle lamelle che sono provviste di innumerevoli ganci microscopici, simili a peli (setae), che fanno presa sulle più piccole irregolarità, perfino su quelle che possono trovarsi sulla superficie di un vetro. T. mauritanica si nutre essenzialmente di insetti e altri piccoli artropodi. E' predato da mustelidi e rapaci, sia notturni che diurni. Durante il periodo invernale va in ibernazione, ma in giornate particolarmente soleggiate è possibile vederlo crolgiolare al sole. Il geco comune è una specie essenzialmente crepuscolare e notturna: è dotato infatti di una buona visione notturna, resa possibile dalla strana forma della fessura papillare (a zig-zag), che determina, quando è socchiusa, quattro aperture sovrapposte. Tali aperture producono sulla retina non una ma quattro immagini, che sommandosi tra di loro riescono a stimolare, anche se sono debolissime, le cellule retiniche.

[/spoiler]
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 19:10:53
non sono un biologo-naturalista ma il mio mito è:


Proff Tommaselli "Il Mamba Nero !" (http://www.youtube.com/watch?v=wsuzvCahHP4#)
Titolo: La Fauna Casentinese
Inserito da: Aua - 22/07/2011, 19:14:00
adesso cominciamo però con quelli che sono segnalati e non del tutto riconosciuti come abitanti delle nostre foreste et similia

Malmignatta

(http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7a/Latrodectus_tredecimguttatus_female.jpg/220px-Latrodectus_tredecimguttatus_female.jpg)

Latrodectus tredecimguttatus
malmignatta, o vedova nera mediterranea

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La malmignatta, o vedova nera mediterranea, detta anche ragno volterrano (Latrodectus tredecimguttatus Rossi, 1790) è un aracnide del genere Latrodectus (vedove nere) del sottordine Araneomorfi. In Italia è, assieme al Loxosceles rufescens, una delle poche specie italiane il cui morso può rivelarsi molto pericoloso per gli umani. Prende anche il nome di falange volterrana, bottone nell'alto Lazio e a nord di Roma, Arza, Argia o Alza in Sardegna e in Liguria.
È attualmente ritenuta la causa del tarantismo in Italia, per lungo tempo erroneamente attribuito alla Lycosa tarentula.

Distribuzione

È diffuso in tutto il centro e sud Italia tirrenico (Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria) in Puglia e in Sardegna.
Vive in tele molto resistenti e dalla forma irregolare in zone a macchia mediterranea bassa, spesso aride e pietrose, fra sassi e muretti; molto raramente lo si può trovare nelle vicinanze delle case di campagna.
Descrizione

Il corpo, che nella femmina può raggiungere i 15 mm, è contraddistinto dalla presenza di 13 macchie rosse. Questa colorazione, esibita a scopo di avvertimento contro i predatori, rappresenta un chiaro esempio di aposematismo nel mondo animale.
Rapporti con l'uomo

Il morso della femmina, pur se meno pericoloso di quello della cugina americana (la famigerata Vedova nera- Latrodectus mactans), non è doloroso al momento ma successivamente provoca sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talora morte; i casi mortali sono tuttavia veramente molto rari. Si segnalano 4 possibili episodi di morte in seguito ai morsi, due in provincia di Genova, avvenuti nel 1987 e due nell'alto Lazio. Resta ovviamente pericoloso per i bambini perché la quantità di veleno iniettata va proporzionata alla corporatura e per il corpo di un bambino tale quantità può essere letale. In pericolo sono anche gli anziani, e gli adulti che siano indeboliti da malattia al momento del morso, in quanto un soggetto adulto non pienamente sano può non riuscire a salvarsi dagli effetti del veleno che in questi casi può essere letale. Può provocare nei soli soggetti allergici shock anafilattico, come d'altronde molte altre punture di insetti ritenuti praticamente innocui (come ad es. vespidi).
In caso d'incidente, l'unico consiglio, dettato dalla pura razionalità, su cui possiamo fare affidamento è di recarsi il prima possibile al pronto soccorso.

[/spoiler]

Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Latrodectus_tredecimguttatus (http://it.wikipedia.org/wiki/Latrodectus_tredecimguttatus)

Aaaaaaaargh!
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: laprosivendola - 22/07/2011, 19:23:24
CJ ma una foto tua nell'album quando ce la metti??
Cignalus Hospitalis, detto "cignalus" per somiglianza con Pumpa del Re Leone (soprattutto per la carnagione olivastra e il nero corvino dei capelli) e "Hospitalis" perché davvero il numero uno quando si tratta di ospitare a casa sua i membri del forum e cuocere loro la carne alla griglia e gli arrosticini!

Comunque bella idea..... e ammetto che un bel po' di questi esemplari non li ho (per fortuna!) mai visti... ora dovresti perfezionarti e scrivere qualcosa sulla caccia e sulla pesca, argomenti interessanti, che avrebbero successo.... ne parlerei io ma... sai com'è sono donna... devo stare zitta e cucinare :-D
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 22/07/2011, 19:42:22
Aaaaaaaargh!

Ma come.... è un ragnettino così carino.... è anche colorato dovrebbe piacere alle donne, poi guarda strano sono le femmine che sono pericolose e come il cugino americano si chiama Vedovanera.... sono le donne la rovina del pianeta...

CJ ma una foto tua nell'album quando ce la metti??
Cignalus Hospitalis, detto "cignalus" per somiglianza con Pumpa del Re Leone (soprattutto per la carnagione olivastra e il nero corvino dei capelli) e "Hospitalis" perché davvero il numero uno quando si tratta di ospitare a casa sua i membri del forum e cuocere loro la carne alla griglia e gli arrosticini!

Comunque bella idea..... e ammetto che un bel po' di questi esemplari non li ho (per fortuna!) mai visti... ora dovresti perfezionarti e scrivere qualcosa sulla caccia e sulla pesca, argomenti interessanti, che avrebbero successo.... ne parlerei io ma... sai com'è sono donna... devo stare zitta e cucinare :-D

la mia razza è in via di estinzione e quindi non pubblico immagini per non attirare l'attenzione dei cacciatori.

per quanto riguarda il post della pesca e della caccia è una buona idea che vedrò di sviluppare, ma devo ammettere che di caccia non ci capisco niente, e soprattutto non la pratico essendo un cinghialotto preferirei non usare i fucili ma lottare a mani nude con le bestie e vedere chi sopravvive, e come è noto l'uomo è molto inferiore a quasi tutti gli esseri viventi sulla terra....
la pesca la conosco bene e la pratico quindi sicuramente proporrò qualcosa sull'argomento!
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 25/07/2011, 17:07:08
molto più comune e meno conosciuto del Malmignatta è presente nelle nostre zone come in tutta italia questo ragnetto che se pure sembra innocuo ha un morso non letale ma dalle conseguenze abbastanza gravi

Ragno violino
(Loxosceles rufescens)

(http://www.msn.ve.it/servizialc/richieste/uploaded/Loxosceles%20rufescens.jpg)

[spoiler]
Corpo lungo 8-10 mm; il maschio è più piccolo, ma con zampe più lunghe. Il cefalotorace è più lungo che largo, appiattito, giallastro-marrone con macchia scura a forma di violino, da cui deriva anche il nome comune statunitense "fiddle head spider". Possiede sei occhi, raggruppati in tre coppie di due e disposti lungo una linea nettamente ricurva. L’addome è di forma ovoidale e di colore rosso-marrone uniforme, senza alcun disegno. Ha zampe esili e assai lunghe, prive di anellatura, con pelosità aderente e due unghie tarsali. I cheliceri sono provvisti di chele e molto deboli, ma l’articolo distale (artiglio) negli esemplari adulti misura 0,6 – 0,8 mm di lunghezza (viene utilizzato per l’inoculazione intradermale).

Ragno originario dei paesi circum-mediterranei, ma considerato cosmopolita per trasporto passivo nelle zone temperate. E’ diffuso in tutto il territorio italiano; alle nostre latitudini si rinviene solo in ambiente urbano. Nella città lagunare trova un ambiente favorevole sotto le tegole dei tetti, riuscendo a penetrare nei solai e nei piani superiori delle abitazioni veneziane; ciò facilita le occasioni di contatto con l’uomo.
Ha spiccata attività notturna; la sua tela, non essenziale alla cattura delle prede, è sempre aderente al supporto (suolo, pareti ecc.). Sembra avere abitudini da spazzino, cibandosi di insetti morti. In condizioni favorevoli tende a formare popolazioni numerose; prospera in particolare negli ambienti antropizzati. Occupa generalmente luoghi poco illuminati e riparati, sia all’interno che all’esterno delle abitazioni. Lo si rinviene infatti in solai, seminterrati, cantine, sgabuzzini, dove cerca rifugio tra calzature, abiti e lenzuola, entro casse e bauli, dietro i mobili. Lo si può ritrovare anche negli edifici annessi, quali granai, stalle o fienili, capannoni e garages. All’esterno vive sotto tronchi, rocce isolate e cataste di legna.
Non è aggressivo e normalmente morde solo se calpestato o disturbato. Alcune persone sono state colpite dal ragno a letto, dopo averlo inavvertitamente schiacciato rigirandosi, altre durante le operazioni di pulizia. Può capitare di essere morsi indossando abiti o scarpe abbandonati nelle stanze ed occupati dal ragno quali rifugi.

E’ uno dei pochi ragni velenosi viventi in Italia; è scarsamente aggressivo ma il suo morso causa edemi, necrosi ed ulcerazioni alle parti colpite, sintomi generalmente accompagnati da febbre, malessere ed esantema eritematoso generalizzato. A queste manifestazioni possono aggiungersi gravi complicazioni sistemiche quali anemia emolitica, emoglobinuria, ematuria, itterizia, febbre alta con implicazioni del sensorio, con esito mortale nel 4% dei casi.
Nei casi registrati a Venezia la patologia dovuta al morso si è finora manifestata con necrosi cutanee più o meno estese; in un singolo caso una necrosi di lieve entità era accompagnata da linfangite (infiammazione acuta dei vasi linfatici sottocutanei, di solito provocata dallo Streptococcus pyogenes). [/spoiler]

fonte: Museo di storia naturale di Venezia http://www.msn.ve.it/index.php?pagina=richieste_view&id=1 (http://www.msn.ve.it/index.php?pagina=richieste_view&id=1)
Titolo: Re:La Fauna Casentinese
Inserito da: CousinJerry - 25/07/2011, 17:56:32
Altri due animaletti che frequentemente si incontrano dalle nostre parti sono due serpentelli carini e inoffensivi ma che terrorizzano spesso e volentieri le giovani ragazze che vanno a fare il bagno alla steccaia o al ponte rosso

Natrix natrix

Natrice dal collare o Biscia d' Acqua

(http://www.serpenti.it/rettiliita/natrixnatrix.jpg)

[spoiler]CARATTERISTICHE
Lunghezza: 80-120cm, fino a 200cm. Femmine più grandi dei maschi. Squame in 19 file a metà tronco. Si tratta di un serpente piuttosto grande, con testa larga, ottusa e arrotondata, ben distinta dal resto del collo, e provvista di narici laterali e di occhi grandi con pupilla rotonda. Le squame della regione dorsale presentano una leggera carenatura, che comunque, di solito, non si estende sino alla coda. La colorazione vivace che caratterizza la specie nell'areale italico settentrionale, la rende inconfondibile con altre specie: il dorso è spesso verde o grigio chiaro, con numerose macchie nere che interessano la regione dorsale e i fianchi sino alla coda; spesso molti animali presentano due strisce chiare lungo il dorso. Le regioni ventrali, grigie o giallastre, presentano anch'esse una lieve macchiettatura scura. Appena dietro alla testa è presente un collare giallo acceso, bordato dia due macchie nere che si congiungono al centro del collo, che ha conferito il nome comune a questo rettile. Sebbene in altre zone del suo areale di distribuzione, questo collare sia di colore diverso, o, addirittura, assente, si può dire che nell'Italia settentrionale la livrea rimane sempre quella descritta, senza subire considerevoli variazioni. E' totalmente priva di zanne, e quindi totalmente inoffensiva per l'uomo. La bocca, molto grande ed estensibile, è sormontata inoltre da una fila di squame sopralabiali, la cui distinzione è nettamente marcata da macchie nere verticali.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ED HABITAT
E' diffusa praticamente in tutto il continente Europeo, fatta eccezione per la Scandinavia settentrionale, e si spinge ad est sino al lago Bajkal, nell'ex URSS. In Italia è comunissima ed è senz'altro il serpente più diffuso a livello nazionale. Si insedia in una vastissima gamma d'ambienti, in quanto, a dispetto del nome, è meno acquatica di quanto si creda, e sovente si rinviene in zone che distano chilometri da ambienti umidi. Si rinviene spesso sulle rive dei fiumi e degli stagni, ma abita anche cascine abbandonate, pietraie, boschi ripari e prati erbosi.
ALIMENTAZIONE, COMPORTAMENTO, RIPRODUZIONE
La biscia d'acqua è un animale esclusivamente diurno, che si nutre prevalentemente di anfibi anuri, abitudine che le ha conferito il nome dialettale di "ranarola" negli ambienti veneti. Altre prede consuete sono tritoni, micromammiferi, lucertole, e, molto spesso, anche piccoli pesci quali ghiozzi ed alborelle. Un fatto molto curioso è costituito dalla particolare predilezione che le rane verdi adulte, che come già detto costituiscono la preda preferita della biscia d'acqua, sembrano avere per le natrici neonate, quasi a voler mantenere un equilibrio tra i predatori e le prede. Si tratta di un animale dall'indole molto mansueta, tant'è che non tenta mai di mordere: se minacciata, infatti, adotta un curioso sistema di sopravvivenza che consiste nel fingersi morta, voltandosi con il ventre verso l'alto, spalancando la bocca, e secernendo dalla cloaca un liquido nauseabondo, caratteristica, quest'ultima, riscontrabile in quasi tutti i colubridi. Se si trova nelle condizioni di dover rispondere agli attacchi per forza, allora appiattisce il capo ed inizia a sibilare molto forte, sferrando colpi fulminei a bocca serrata, contro l'aggressore. L'accoppiamento è situato tra Aprile e Maggio, e la femmina, all'inizio dell'estate, depone 30-40 uova della lunghezza di 3cm, in un luogo sicuro, che possa mantenere costante la temperatura necessaria allo sviluppo degli embrioni: ecco perché spesso si riscontra la presenza di un nido nei fienili, tra le foglie in decomposizione o nei letamai, luoghi in cui la fermentazione del materiale organico conferisce alle uova il calore dovuto. Nel lasso di tempo di sei settimane avvengono le schiuse: i piccoli forano il guscio calcareo dell'uovo con l'aiuto di un dente molto sviluppato, che scompare in pochi giorni dopo la schiusa. I piccoli serpenti sono molto vulnerabili ai predatori, e alla nascita, misurano circa 15-20cm. Si tratta di un serpente estremamente agile, sia a terra sia in acqua, ed è molto facile vederlo mentre si crogiola al sole sulla riva. Sul finire dell'autunno, in Novembre, questi rettili raggiungono il proprio giaciglio invernale, spesso condiviso con altri serpenti o rospi, e riprendono l'attività già in Marzo. E' protetta in tutta Italia con severe norme, in quanto la popolazione è abbastanza minacciata dalla distruzione dei biotopi.[/spoiler]

Hierophis viridiflavus

Biacco o Frustone

una curiosità che si sente nei racconti dei vecchi è che questo serpente riesca a fare la ruota, ovvero che mordendosi la coda riesca a formare un cerchio e che utilizzi questa singolare forma per rincorrere più rapidamente i malcapitati che lo infastidiscono, resta sicuramente una leggenda come il fatto che gli da il nome Frustone perché si dice che riesca a frustare con la propria coda ma anche questa è una leggenda rurale...

(http://www.naturamediterraneo.com/biacco/biacco.jpg)

[spoiler]Descrizione

La sua colorazione è dominata nelle parti superiori dal nero, il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto di un fascio di linee longitudinali giallo-verdastre (circa venti), ma nel Meridione e nelle isole le popolazioni sono prevalentemente melaniche.
In media gli adulti raggiungono i 120-130 cm; eccezionalmente può arrivare a 2 m.
Occhio in contatto con almeno 2 sopralabiali; 187-212 vertebre nei maschi e 197-217 nelle femmine. 97-124 paia di sottocaudali nel maschio e 91-119 paia nella femmina. 19 squame dorsali.
Negli adulti la colorazione di fondo delle parti superiori è verde-giallastra. I piccoli invece presentano, fino all'età di un anno, una colorazione caratteristica: la testa presenta già il reticolo giallo e nero mentre il resto del corpo ha una tonalità grigio-celeste uniforme. Diversamente dalla biscia d'acqua, le squame del dorso sono completamente lisce.
È un serpente molto agile e veloce (fino a 11 km all'ora), ottimo arrampicatore e buon nuotatore.

Biologia

È una specie diurna. Si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio sicuro; quando viene bloccato dispensa rapidi morsi non particolarmente potenti. Si nutre di altri rettili (in particolare piccoli sauri ed altri serpenti, dalle bisce d'acqua alle vipere), di uova di uccelli e nidiacei (o anche adulti di specie piccole), di piccoli mammiferi (in particolare topi e ratti) e anfibi anuri, urodeli e apodi; occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci. Spesso lotte con alcuni animali, ramarri, lucertole ocellate, rospi di grandi dimensioni, possono avere esito ambiguo, così che la preda diventa predatore e viceversa. Se disturbato dall'uomo, preferisce la fuga. Se afferrato, non esita ad affrontare l'aggressore e a difendersi vigorosamente con ripetuti morsi, tuttavia poco pericolosi, in quanto è completamente sprovvisto di veleno e di denti atti ad iniettarlo.

Riproduzione

È specie ovipara. La femmina depone da 5 a 15 uova ai primi di luglio che si schiuderanno tra agosto e settembre, dopo una incubazione di 6-8 settimane. Il maschio durante l'accoppiamento morde la femmina sulla nuca nell'intento di immobilizzarla.

Distribuzione

Lo si incontra nel nord-est della Francia, nel sud della Svizzera, in Italia, in Slovenia, in Croazia, in Malta. Esiste una popolazione introdotta in tempi remoti sull'isola di Gyaros in Grecia.
In Italia la specie non sembra essere minacciata, in quanto molto adattabile, ed è comune in tutte le regioni.

Onomastica latina

Coluber, dal sostantivo maschile latino coluber, - bri privo, secondo la maggior parte dei linguisti moderni di connessioni etimologiche evidenti, e utilizzato con il significato di "serpe, serpente", piccolo e di sesso maschile, da poeti e letterati a partire dal I secolo a.C.. Secondo Plauto (227-183 a.C.), la forma lessicale più corretta è colubra (serpe piccola e femmina). Tuttavia, secondo Fumagalli (1889), "coluber" deriverebbe dalla trasformazione in kal- della radice kar- e significherebbe "che striscia"
Virdiflavus, da "virdis-e" (verde) e "flavus" (giallo), colori del soggetto esaminato da Bernard-Germain-Etienne de la Ville-sur-Il-lon, conte di Lacèpedè.

Onomastica italiana

Biacco potrebbe derivare dal longobardo biach (pallido) equivalente al francese beich attraverso il latino medioevale blaca, attestato a Verona nel 1319. Così erano chiamati "i piccoli serpenti dal corpo pallido trovati nelle zone rurali". L'attuale biacco è attinto dal toscano e venne usato per indicare "serpente agilissimo e non velenoso, giallo e verde, macchiettato di nero" da autori come Pascoli, D'Annunzio e Tozzetti. Nelle zone pedecollinari dell'appennino emiliano è conosciuto come scarbònas; in Italia centrale come frustone, anche in ordine alla credenza popolare secondo cui può usare il corpo per appioppare dolorose sferzate. È detto anche milordo o miroldo per la sua livrea, che ricorda quella di un elegante milord.[/spoiler]