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La Piazza / Il caso di Pratovecchio: successo della destra o suicidio della sinistra?
« il: 17/05/2011, 08:00:12 »
Una notte insonne si profila per Romano Martini e il PD casentinese. Il successo ottenuto in modo soddisfacente su scala nazionale lascia l'amaro in bocca di un crollo territoriale non tanto dovuto alla bravura degli avversari, quanto ai propri errori.
In pochi avrebbero veramente scommesso sulla vittoria di Anselmo Fantoni, candidato del centrodestra, arrivata sul filo di rasoio con il 51,43% sul 48,56 degli avversari.
In primo luogo una serie di amministrative precedenti lasciavano presagire la solita vittoria quasi scontata (anche se stavolta meno “a man bassa”) di un centro sinistra che fa ancora leva sulla presenza (evidente o nascosta) di una generazione politica postdemocristiana sinistreggiante (forte della propria esperienza vissuta nel palazzo comunale e negli enti locali) in grado di superare gli ostacoli della competizione e di una sfiducia sempre crescente.
In secondo luogo per la presentazione di una lista civica di centro destra capeggiata da un personaggio oramai stabile nella vita di paese come Fantoni su cui però grava una posizione politica (stando al profilo FB e dai commenti visibili sulle varie tastate online o udibili in paese) alla “destra della destra” (e gli estremi rappresentano molto spesso un certo fattore di delegittimazione) , oltre alla coopartecipazione di candidati più o meno rimasti gli stessi rispetto agli anni precedenti con delineate linee politiche sempre sconfitte (vedi Berti, Ferri ed Emanuelli).
E invece ci si ritrova davanti a uno scenario locale sconvolto rispetto al precedente, degno di attenzione e curiosità.
Il primo dato che salta all'occhio è la controtendenza a livello nazionale: in un momento in cui il centrodestra, salassato da scelte elettorali sbagliate o chiaramente destinate all'insuccesso (come Coppola a Torino), nonché da una campagna elettorale talmente accesa da sfiorare in alcuni casi la stupidità demagogica ( le toghe BR, “quelli di sinistra che non si lavano”, il ritorno alla tematica anticomunista fino alla violenza verbale e politicamente criticabile della Moratti) perde evidentemente terreno rispetto alla stabilità precedente, qui, in mezzo a una vallata storicamente rossa come il Casentino, il Pdl, la Lega e la Destra raggiungono un risultato storico conquistando speranza per il futuro e un importante tassello da cui ripartire già alle prossime amministrative degli altri paesi nel 2013.
Starà a questo manipolo di vincenti cercare di creare una base stabile capace di scalfire la diffidenza casentinese fino ad aprirsi una breccia più estesa in tutte le zone.
Rimane da capire se questo risultato sia davvero un successo dovuto a una strategia politica propria o non sia in realtà un'occasione fortuita dovuta allo scompiglio verificatosi tra le file avversarie.
Senza dubbio, la destra guadagna punti a Pratovecchio, passando da un 38, 68% al 51, 43% relativo ai voti di chi si è recato alle urne, ma occorre considerare che rispetto alle precedenti elezioni si è verificato un calo di affluenza del 7,35% (dall' 80,64% del 2006 al 73,29% di quest'anno), che, sommato a un incremento delle schede bianche e nulle del 7,55% ( da 55 a 187), conduce al risultato finale di 132 nuovi insoddisfatti (da cui giustamente potremmo eliminare teoricamente un 10% di schede nulle per motivi altri) rispetto al 2006.
Ma chi sono questi insoddisfatti? Il peso dell'insoddisfazione nasce per intero nelle file degli elettori del centrosinistra, che per non sostenere Martini (agli occhi di alcuni un “barone” della politica incapace di staccarsi dalle sedie di potere), delusi da una vecchia legislatura a detta di molti latenti, se non nociva (il palazzo comunale venduto e la stabilizzazione del nuovo Comune in affitto in un locale privato per tanti appare già di per se sufficiente, unitamente ad altri problemi come la ancora mancata realizzazione della cittadella scolastica e il bilancio comunale in passivo), hanno scelto la via dell'astensionismo, della protesta, della delegittimazione politica.
Così, se in termini di voti il centrodestra passa dai 792 sostegni espliciti del 2006 agli 840 del 2011, marcando un aumento di circa 6 punti, la sinistra perde ben 415 voti ( da 1208 a 793), con un collasso del 34,35% dei consensi.
Risultato: il passato assolutamente vivo della precedente gestione e la progressiva sfiducia hanno fatto sì che l' elettorato abbia preferito consegnare il paese a un avversario stabile numericamente (e la crescita non ne assicura infatti una precisa radicalizzazione) senza competere pur di non farsi complice di una nuova prevista delusione.
Certo non si può escludere una leggera volatilità del voto, ma è impensabile che il salto di qualità della destra sia del tutto dovuto “passaggi di fronte” più che a giovani nuovi sul campo politico.
In definitiva la sinistra a Pratovecchio si è suicidata con le mani del proprio popolo.
Se si sommano infatti le nuove schede bianche (da 26 a 68= 42) ,le nuove schede nulle (da 29 a 119= 90) e il numero degli “assenteisti” nuovi rispetto al 2006 (177) al numero dei voti per il centrosinistra, si raggiunge una cifra assai simile a quella ottenuta dalla lista di csx del 2006 ( da 1208 del 2006 ai 1092 di oggi).
Dunque, nessun problema a sbaragliare la destra, (nonostante qualche esigua fuga e un ingrossamento del 5,35 degli avversari), se la sinistra avesse convinto a partecipare i suoi elettori al voto. Ma così non è stato, ed oggi la sinistra pratovecchina fa i conti con il proprio passato scomodo e le proprie scelte suicide.
Non rimane che cercare di sfruttare questi cinque anni cercando di restringere intorno a sé i “compagni” mancanti e sperare in qualche errore di una destra che certo non trova un bel momento, né locale né nazionale, per governare Pratovecchio.
E sfruttare quella classe politica nuova, su cui il PD locale aveva puntato tutto, cercando di perfezionare i propri giovani, e forse, come direbbe Renzi, mettendo da parte dei dinosauri oramai divenuti troppo ingombranti anche agli occhi dei più fedeli.
Luca Grisolini
In pochi avrebbero veramente scommesso sulla vittoria di Anselmo Fantoni, candidato del centrodestra, arrivata sul filo di rasoio con il 51,43% sul 48,56 degli avversari.
In primo luogo una serie di amministrative precedenti lasciavano presagire la solita vittoria quasi scontata (anche se stavolta meno “a man bassa”) di un centro sinistra che fa ancora leva sulla presenza (evidente o nascosta) di una generazione politica postdemocristiana sinistreggiante (forte della propria esperienza vissuta nel palazzo comunale e negli enti locali) in grado di superare gli ostacoli della competizione e di una sfiducia sempre crescente.
In secondo luogo per la presentazione di una lista civica di centro destra capeggiata da un personaggio oramai stabile nella vita di paese come Fantoni su cui però grava una posizione politica (stando al profilo FB e dai commenti visibili sulle varie tastate online o udibili in paese) alla “destra della destra” (e gli estremi rappresentano molto spesso un certo fattore di delegittimazione) , oltre alla coopartecipazione di candidati più o meno rimasti gli stessi rispetto agli anni precedenti con delineate linee politiche sempre sconfitte (vedi Berti, Ferri ed Emanuelli).
E invece ci si ritrova davanti a uno scenario locale sconvolto rispetto al precedente, degno di attenzione e curiosità.
Il primo dato che salta all'occhio è la controtendenza a livello nazionale: in un momento in cui il centrodestra, salassato da scelte elettorali sbagliate o chiaramente destinate all'insuccesso (come Coppola a Torino), nonché da una campagna elettorale talmente accesa da sfiorare in alcuni casi la stupidità demagogica ( le toghe BR, “quelli di sinistra che non si lavano”, il ritorno alla tematica anticomunista fino alla violenza verbale e politicamente criticabile della Moratti) perde evidentemente terreno rispetto alla stabilità precedente, qui, in mezzo a una vallata storicamente rossa come il Casentino, il Pdl, la Lega e la Destra raggiungono un risultato storico conquistando speranza per il futuro e un importante tassello da cui ripartire già alle prossime amministrative degli altri paesi nel 2013.
Starà a questo manipolo di vincenti cercare di creare una base stabile capace di scalfire la diffidenza casentinese fino ad aprirsi una breccia più estesa in tutte le zone.
Rimane da capire se questo risultato sia davvero un successo dovuto a una strategia politica propria o non sia in realtà un'occasione fortuita dovuta allo scompiglio verificatosi tra le file avversarie.
Senza dubbio, la destra guadagna punti a Pratovecchio, passando da un 38, 68% al 51, 43% relativo ai voti di chi si è recato alle urne, ma occorre considerare che rispetto alle precedenti elezioni si è verificato un calo di affluenza del 7,35% (dall' 80,64% del 2006 al 73,29% di quest'anno), che, sommato a un incremento delle schede bianche e nulle del 7,55% ( da 55 a 187), conduce al risultato finale di 132 nuovi insoddisfatti (da cui giustamente potremmo eliminare teoricamente un 10% di schede nulle per motivi altri) rispetto al 2006.
Ma chi sono questi insoddisfatti? Il peso dell'insoddisfazione nasce per intero nelle file degli elettori del centrosinistra, che per non sostenere Martini (agli occhi di alcuni un “barone” della politica incapace di staccarsi dalle sedie di potere), delusi da una vecchia legislatura a detta di molti latenti, se non nociva (il palazzo comunale venduto e la stabilizzazione del nuovo Comune in affitto in un locale privato per tanti appare già di per se sufficiente, unitamente ad altri problemi come la ancora mancata realizzazione della cittadella scolastica e il bilancio comunale in passivo), hanno scelto la via dell'astensionismo, della protesta, della delegittimazione politica.
Così, se in termini di voti il centrodestra passa dai 792 sostegni espliciti del 2006 agli 840 del 2011, marcando un aumento di circa 6 punti, la sinistra perde ben 415 voti ( da 1208 a 793), con un collasso del 34,35% dei consensi.
Risultato: il passato assolutamente vivo della precedente gestione e la progressiva sfiducia hanno fatto sì che l' elettorato abbia preferito consegnare il paese a un avversario stabile numericamente (e la crescita non ne assicura infatti una precisa radicalizzazione) senza competere pur di non farsi complice di una nuova prevista delusione.
Certo non si può escludere una leggera volatilità del voto, ma è impensabile che il salto di qualità della destra sia del tutto dovuto “passaggi di fronte” più che a giovani nuovi sul campo politico.
In definitiva la sinistra a Pratovecchio si è suicidata con le mani del proprio popolo.
Se si sommano infatti le nuove schede bianche (da 26 a 68= 42) ,le nuove schede nulle (da 29 a 119= 90) e il numero degli “assenteisti” nuovi rispetto al 2006 (177) al numero dei voti per il centrosinistra, si raggiunge una cifra assai simile a quella ottenuta dalla lista di csx del 2006 ( da 1208 del 2006 ai 1092 di oggi).
Dunque, nessun problema a sbaragliare la destra, (nonostante qualche esigua fuga e un ingrossamento del 5,35 degli avversari), se la sinistra avesse convinto a partecipare i suoi elettori al voto. Ma così non è stato, ed oggi la sinistra pratovecchina fa i conti con il proprio passato scomodo e le proprie scelte suicide.
Non rimane che cercare di sfruttare questi cinque anni cercando di restringere intorno a sé i “compagni” mancanti e sperare in qualche errore di una destra che certo non trova un bel momento, né locale né nazionale, per governare Pratovecchio.
E sfruttare quella classe politica nuova, su cui il PD locale aveva puntato tutto, cercando di perfezionare i propri giovani, e forse, come direbbe Renzi, mettendo da parte dei dinosauri oramai divenuti troppo ingombranti anche agli occhi dei più fedeli.
Luca Grisolini